10 giugno 2015

Stevie Wonder


Non vedente dalla nascita a causa di una retinopatia dovuta a difficoltà durante il parto prematuro e peggiorata da un'eccessiva quantità di ossigeno nell'incubatrice, prese il nome di Steveland Morris quando la madre si separò dal marito e, portando con sé i figli, assunse legalmente questo cognome.

Wonder è una leggenda della musica rock: bambino prodigio (si avvicinò a tre anni alla musica e a quattro suonava già il piano), è un polistrumentista (suona chitarra, basso, tastiera, batteria, percussioni ed armonica a bocca).

Ha inciso numerosissimi successi per la nota etichetta Motown, come Fingertips nel 1963 vincendo ben 25 Grammy Awards, a partire dal 1973 con il primo singolo Superstition che raggiunge la prima posizione nella Billboard Hot 100 e vinse il "Grammy Award alla miglior canzone R&B" ed il Grammy Award per "Best R&B Vocal Performance, Male", con il secondo brano You Are the Sunshine of My Life che arriva primo nella Billboard Hot 100 anch'esso premiato con il "Grammy Award alla miglior interpretazione vocale maschile" e l'album Innervisions che ha ricevuto il "Grammy Award all'album dell'anno".

Il periodo più florido della sua carriera si concentra in quello che viene chiamato "periodo classico", tra il 1970 e il 1976, costituito da cinque album (Music of My Mind, Talking Book, Innervisions, Fulfillingness First Finale e Songs in the Key of Life) in cui estrinseca la sua visione dell'amore e della vita nei confronti dell'uomo, dell'umanità e di Dio. Tali album, considerati pietre miliari della musica internazionale e sicuramente punto di riferimento per la maggior parte degli artisti contemporanei, rappresentano anche il momento del distacco di Wonder dalle decisioni della casa discografica poiché, entrato in possesso delle proprie royalty, egli produce se stesso, autodeterminando il proprio successo a livello mondiale. Nel 1974 il singolo You Haven't Done Nothin' con The Jackson 5 arriva primo nella Billboard Hot 100 ed in Canada.

Libero di imporre la sua personalità musicale a 360 gradi, innova in modo profondo il linguaggio della musica nera; l'uso dei bassi synth, del clavinet, ancora i synth usati per creare intrecci contrappuntistici/melodici come se si trattasse di archi o fiati e la sovraincisione delle sue stesse voci che creano multiple voci soliste, sono solo alcuni degli elementi distintivi delle innovazioni stilistiche ascrivibili a Stevie Wonder e che da allora diventano oggetto di culto e studio.

Negli anni ottanta si apre invece il cosiddetto "periodo commerciale", volto più a conquistare posti alti nelle classifiche mondiali che a creare concept album come negli anni settanta, con un sound più pop che R&B o funk (l'ultimo album funky sarà Hotter Than July nel 1980). Nel 1989 è entrato nella Rock and Roll Hall of Fame.

Il suo grande ritorno sulla scena internazionale coincide con la pubblicazione dell'album A Time to Love nel 2005, che riscatta Wonder dai pochi successi degli anni novanta, arrivando quinto nella classifica statunitense e ventiquattresimo in quella inglese.

Al momento (2009/2010) sta lavorando a tre album contemporaneamente: The Gospel Inspired by Lula, dedicato alla madre e che tratta delle varie crisi che affliggono il mondo; Through the Eyes of Wonder, che tratta delle sue esperienze da non vedente (come già fece nel 1972 nella canzone Visions); un album jazz con Tony Bennett (con il quale vinse un Grammy nel 2006 per la cover di For Once in My Life) prodotto e arrangiato da Quincy Jones.

(credits: wikipedia)

The Manhattan Transfer


Il nome del gruppo deriva dal titolo del romanzo Manhattan Transfer pubblicato nel 1925 dallo scrittore statunitense John Dos Passos e dedicato alla New York degli anni venti, durante la cosiddetta era del jazz.

Il primo album del gruppo, del 1971, si intitolò Jukin' e fu un discreto successo. Qualche settimana dopo, Hauser incontrò ad un party Janis Siegel (Brooklyn, New York 1952) e, sebbene lei facesse parte di un altro gruppo musicale, la convinse ad entrare a far parte del suo.

Dopo qualche tempo, Hauser conobbe il talento artistico di Alan Paul (Newark, New Jersey 23 novembre 1949), in quel periodo tra i protagonisti a Broadway del celebre musical Grease. Quando Alan Paul accettò di far parte del gruppo di Hauser, I Manhattan Transfer erano finalmente una band vera. La band inizialmente si occupò prevalentemente di riproporre classici del jazz degli anni 40. La loro cover del 1977 di Chanson d'amour, arrivò al primo posto nel Regno Unito.

La scalata al successo iniziò con l'album del 1975 The Manhattan Transfer, anche se fu un successo soprattutto europeo. I successivi album Coming Out (1976), Pastiche (1978) e The Manhattan Transfer Live (1978) ottennero ancora un buon successo. Nel 1978 Laurel Massè ebbe un gravissimo incidente stradale e decise di lasciare il gruppo (successivamente avrebbe ricominciato a cantare, ottenendo un buon successo da solista). La Massè fu sostituita dalla voce di Cheryl Bentyne (1954), di Seattle.

Nel 1979, con l'album Extension, il gruppo raggiunse il definitivo successo, ribadito dal successivo Mecca for Moderns del 1981. Un approccio più jazzistico si rivelò in Bodies and Souls del 1983 e fu ancora più marcato nei due lavori successivi, Vocalese e Bop Doo Wopp del 1985. Vocalese fu candidato ai Grammy Awards in ben 12 categorie, primato superato solo da Thriller di Michael Jackson.

Del 1987 fu l'album Brasil che ebbe un successo mondiale di grande rilevanza. Nel 1992, il gruppo tentò una revisione del proprio stile con l'album The Offbeat Of Avenues. Sono seguiti, poi, numerosi album live, raccolte ed alcuni successi come Tonin' del 1995, Swing del 1997 e, soprattutto, Vibrate del 2004.

(credits: wikipedia)

08 giugno 2015

La Patata

Tutti sanno che le sue origini provengono dalle Americhe, esattamente dalle Ande sudamericane e poiché trattasi di una regione particolarmente impervia, a causa del terreno e clima mutevole, la pianta nonostante tutto riesce a crescere poiché particolarmente resistente. Alcuni studiosi ritengono che la coltivazione delle patate risalga a oltre cinquemila anni. La sua origine precisa tuttavia è in Perù, Bolivia e Messico, dove era coltivata già dai tempi della civiltà azteca e incaica. Verso la metà del 1500 gli stessi conquistadores (esattamente gli spagnoli di Pizarro) importarono il tubero in Europa senza particolare successo poiché ci volle molto tempo prima che fosse utilizzato a tavola, si pensava infatti che fosse un alimento velenoso. All’inizio il suo nome era “papa”, si usò invece il termine “patata” perché scambiata per errore con la patata dolce delle aree tropicali americane.  Il primo largo consumo si ebbe in Irlanda nel 1663 durante una terribile carestia che coinvolse l’intera isola. Ma solo verso il 1780 se ne cominciò ad apprezzare la sua importanza alimentare, sociale ed economica poiché contribuì all’aumento demografico e alla qualità della vita della popolazione (la cui maggior parte viveva nella miseria) e solo grazie all’agronomo e farmacista A.A. Parmentier si deve la sua grande popolarità; durante la sua prigionia in Germania durante la Guerra dei  Sette Anni (1756-1763) ne apprezzò il sapore, verificandone anche la coltivabilità e al suo rientro in Francia propose la ‘pomme de terre’ come il cibo contro la carestia presentando il tubero come un pane già fatto o che non richiedeva né mugnaio né fornaio. Dopo la carestia che colpì la Francia nel 1785, Luigi XVI dovette ricorrere a uno stratagemma per convincere i nobili alla coltivazione della patata sul loro terreno per sfamare la popolazione; cominciò a coltivare in gran segreto le patate al Campo di Marte, per poi spargere la voce che si coltivava una prelibatezza riservata al re. Molti furono i furti e durante la Rivoluzione del 1789 la patata era già un alimento popolare e ai primi del 1800 fu introdotta nell’alta cucina francese con le crocchette di Antoin Caréme.
 

In Italia fu introdotta dai padri Carmelitani scalzi verso la fine del XVI sec., i quali peraltro fornirono insegnamenti sulla sua coltivazione e consigli culinari quali: a fette, con tartufi e funghi, fritte e impanate, o nel ‘tegame con agresto’. Le patate tuttavia venivano ritenute velenose perché molti mangiavano non il tubero ma le foglie e frutti velenosi (solanina) con tragiche conseguenze per la popolazione. Anche Alessandro Volta fu un promotore della coltivazione del tubero ma pochissimi sono i riferimenti nei ricettari d’epoca.


Resta il fatto che la patata è la quarta coltura al mondo per estensione, la più diffusa solo dopo quella del pomodoro in Italia, e grazie alla sua versatilità agronomica e alla resa produttiva è consumata in tutto il mondo, senza eccezioni. La sua versatilità copre numerosissime forme di preparazioni e da un punto di vista dietologico questo tubero, pur essendo ricco di amidi, ha il vantaggio di contenere meno calorie del pane e della pasta.