08 giugno 2015

La Patata

Tutti sanno che le sue origini provengono dalle Americhe, esattamente dalle Ande sudamericane e poiché trattasi di una regione particolarmente impervia, a causa del terreno e clima mutevole, la pianta nonostante tutto riesce a crescere poiché particolarmente resistente. Alcuni studiosi ritengono che la coltivazione delle patate risalga a oltre cinquemila anni. La sua origine precisa tuttavia è in Perù, Bolivia e Messico, dove era coltivata già dai tempi della civiltà azteca e incaica. Verso la metà del 1500 gli stessi conquistadores (esattamente gli spagnoli di Pizarro) importarono il tubero in Europa senza particolare successo poiché ci volle molto tempo prima che fosse utilizzato a tavola, si pensava infatti che fosse un alimento velenoso. All’inizio il suo nome era “papa”, si usò invece il termine “patata” perché scambiata per errore con la patata dolce delle aree tropicali americane.  Il primo largo consumo si ebbe in Irlanda nel 1663 durante una terribile carestia che coinvolse l’intera isola. Ma solo verso il 1780 se ne cominciò ad apprezzare la sua importanza alimentare, sociale ed economica poiché contribuì all’aumento demografico e alla qualità della vita della popolazione (la cui maggior parte viveva nella miseria) e solo grazie all’agronomo e farmacista A.A. Parmentier si deve la sua grande popolarità; durante la sua prigionia in Germania durante la Guerra dei  Sette Anni (1756-1763) ne apprezzò il sapore, verificandone anche la coltivabilità e al suo rientro in Francia propose la ‘pomme de terre’ come il cibo contro la carestia presentando il tubero come un pane già fatto o che non richiedeva né mugnaio né fornaio. Dopo la carestia che colpì la Francia nel 1785, Luigi XVI dovette ricorrere a uno stratagemma per convincere i nobili alla coltivazione della patata sul loro terreno per sfamare la popolazione; cominciò a coltivare in gran segreto le patate al Campo di Marte, per poi spargere la voce che si coltivava una prelibatezza riservata al re. Molti furono i furti e durante la Rivoluzione del 1789 la patata era già un alimento popolare e ai primi del 1800 fu introdotta nell’alta cucina francese con le crocchette di Antoin Caréme.
 

In Italia fu introdotta dai padri Carmelitani scalzi verso la fine del XVI sec., i quali peraltro fornirono insegnamenti sulla sua coltivazione e consigli culinari quali: a fette, con tartufi e funghi, fritte e impanate, o nel ‘tegame con agresto’. Le patate tuttavia venivano ritenute velenose perché molti mangiavano non il tubero ma le foglie e frutti velenosi (solanina) con tragiche conseguenze per la popolazione. Anche Alessandro Volta fu un promotore della coltivazione del tubero ma pochissimi sono i riferimenti nei ricettari d’epoca.


Resta il fatto che la patata è la quarta coltura al mondo per estensione, la più diffusa solo dopo quella del pomodoro in Italia, e grazie alla sua versatilità agronomica e alla resa produttiva è consumata in tutto il mondo, senza eccezioni. La sua versatilità copre numerosissime forme di preparazioni e da un punto di vista dietologico questo tubero, pur essendo ricco di amidi, ha il vantaggio di contenere meno calorie del pane e della pasta.

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