Tutti sanno che le sue origini provengono dalle
Americhe, esattamente dalle Ande sudamericane e poiché trattasi di una regione
particolarmente impervia, a causa del terreno e clima mutevole, la pianta
nonostante tutto riesce a crescere poiché particolarmente resistente. Alcuni
studiosi ritengono che la coltivazione delle patate risalga a oltre cinquemila
anni. La sua origine precisa tuttavia è in Perù, Bolivia e Messico, dove era
coltivata già dai tempi della civiltà azteca e incaica. Verso la metà del 1500
gli stessi conquistadores (esattamente gli spagnoli di Pizarro) importarono il
tubero in Europa senza particolare successo poiché ci volle molto tempo prima
che fosse utilizzato a tavola, si pensava infatti che fosse un alimento
velenoso. All’inizio il suo nome era “papa”, si usò invece il termine “patata”
perché scambiata per errore con la patata dolce delle aree tropicali americane. Il primo largo consumo si ebbe in Irlanda nel
1663 durante una terribile carestia che coinvolse l’intera isola. Ma solo verso
il 1780 se ne cominciò ad apprezzare la sua importanza alimentare, sociale ed
economica poiché contribuì all’aumento demografico e alla qualità della vita
della popolazione (la cui maggior parte viveva nella miseria) e solo grazie
all’agronomo e farmacista A.A. Parmentier si deve la sua grande popolarità;
durante la sua prigionia in Germania durante la Guerra dei Sette Anni (1756-1763) ne apprezzò il sapore,
verificandone anche la coltivabilità e al suo rientro in Francia propose la
‘pomme de terre’ come il cibo contro la carestia presentando il tubero come un
pane già fatto o che non richiedeva né mugnaio né fornaio. Dopo la carestia che
colpì la Francia nel 1785, Luigi XVI dovette ricorrere a uno stratagemma per
convincere i nobili alla coltivazione della patata sul loro terreno per sfamare
la popolazione; cominciò a coltivare in gran segreto le patate al Campo di
Marte, per poi spargere la voce che si coltivava una prelibatezza riservata al
re. Molti furono i furti e durante la Rivoluzione del 1789 la patata era già un
alimento popolare e ai primi del 1800 fu introdotta nell’alta cucina francese
con le crocchette di Antoin Caréme.
In Italia fu introdotta dai padri Carmelitani
scalzi verso la fine del XVI sec., i quali peraltro fornirono insegnamenti
sulla sua coltivazione e consigli culinari quali: a fette, con tartufi e
funghi, fritte e impanate, o nel ‘tegame con agresto’. Le patate tuttavia
venivano ritenute velenose perché molti mangiavano non il tubero ma le foglie e
frutti velenosi (solanina) con tragiche conseguenze per la popolazione. Anche
Alessandro Volta fu un promotore della coltivazione del tubero ma pochissimi
sono i riferimenti nei ricettari d’epoca.
Resta il fatto che la patata è la quarta coltura al
mondo per estensione, la più diffusa solo dopo quella del pomodoro in Italia, e
grazie alla sua versatilità agronomica e alla resa produttiva è consumata in
tutto il mondo, senza eccezioni. La sua versatilità copre numerosissime forme
di preparazioni e da un punto di vista dietologico questo tubero, pur essendo
ricco di amidi, ha il vantaggio di contenere meno calorie del pane e della
pasta.
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